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Che cos'è il disegno? e perchè si disegna!

  • Immagine del redattore: Sonia Sicignano
    Sonia Sicignano
  • 19 apr 2020
  • Tempo di lettura: 4 min

Solo disegnando una cosa si può dire di averla veramente vista! Il saper disegnare implica una meticolosa capacità di saper vedere. «È sbagliato dire che tutti sanno vedere, e non tutti sanno disegnare: in questo modo si scindono le due cose come alcunché di differente, mentre si tratta solo di diversi stadi di una stessa attività». Il vedere per disegnare presuppone un superamento del modo abituale di vedere, vuol dire esercitare quell’intelligenza dell’occhio che ci permette di cogliere e distinguere ogni elemento come una presenza singolare. «Non conosco arte che impegni di più l’intelligenza del disegno.

La linea di contorno. Questa linea è già essenzialmente disegno;

è il disegno allo stato puro. Essa condensa simbolicamente concetti come confine, orlo, bordo, profilo, margine, limite… la cui portata teorica sfocia e si estende in molti altri ambiti disciplinari, quali la matematica, la geometria, la biologia, la geografia e la filosofia. Quando disegniamo il contorno di una cosa, ne tracciamo l’unico possibile o uno dei tanti? Le cose non hanno un solo contorno, ma infiniti contorni, tanti, quanti sono i punti di vista dai quali possiamo vederle; anche se, di tutti quelli possibili, alcuni mostrano maggiori informazioni visive circa la forma globale, mentre altri ne mostrano pochissime, e altri ancora mostrano un profilo persino deformato o del tutto irriconoscibile.

Dunque perche disegnare?

L’esercizio del disegno esplica una forza formante basata sulla capacità di concentrazione dello sguardo, che lavorando tra il conoscere e il costruire, tra il rilevare e il formare, è costretto a discriminare quel che per troppa evidenza è diventato invisibile. Per questa sua peculiare modalità, il disegno si manifesta come una delle più alte forme di intelligenza, in quanto consente di rendere il massimo delle nostre intenzioni e delle nostre impressioni con il minimo dei mezzi a disposizione; in questo senso la sua natura si colloca a metà tra il fisico e lo spirituale.




Il disegno unifica l'azione al pensiero. Tutto ciò che percepiamo è determinato da ciò che facciamo e da ciò che siamo pronti a fare. Vorrei invitarvi a riflettere sul perchè spesso nell'individuo nasce una errata convinzione che la percezione sia un processo che si conclude nel cervello con la formazione di una rappresentazione interna del mondo. Pensare alla visione come un modello fotografico, che riduce il mondo che abbiamo davanti unicamente all’impressione che si forma all’interno dei nostri occhi, implica l’inevitabile conseguenza di considerare che tra il movimento e la percezione sussista soltanto una relazione di tipo strumentale. Vedere, invece, è già pensare, è già agire, è già fare, è già un costruire cognizioni, deduzioni, relazioni, schematizzazioni, connessioni, causalità e previsioni senza le quali ogni nostra azione risulterebbe una sequenza sconnessa di movimenti, che non suscitando alcuna aspettativa, verrebbero valutati sempre in ritardo rispetto alla decisione da prendere. La recente scoperta dei neuroni specchio a opera di Giacomo Rizzolatti e le sue applicazioni nel campo dell’estetica da parte di Vittorio Gallese e David Freedberg confermano l’interconnessione neurologica tra le attività motorie e quelle visive; dimostra che esiste un legame diretto tra la visione e l’azione. Nelle aree premotorie del cervello di chi vede fare un gesto o un movimento si attivano gli stessi collegamenti neuronali che si verificano nel cervello del soggetto che sta, in quel dato momento, compiendo effettivamente quei gesti. Questo ci dice che per il nostro cervello il vedere un’azione e il fare la stessa azione si equivalgono i termini di vissuto, in un modo così completo che perfino quando osserviamo i sentimenti espressi dal volto di una persona, i messaggi visivi ricevuti stimolano nella zona limbica del nostro cervello gli stessi collegamenti neuronali che si formano nella mente di chi li sta vivendo. La scoperta induce a supporre l’esistenza di una base biologica dell’empatia e dell’equivalenza neuronale tra simulare ed eseguire, tra vedere e agire e capire il perché si compie una data azione, il suo fine in termini di effetto, di predizione e di causalità. Vedere fare conduce non solo a imitare meccanicamente l’azione, ma anche a capire perché si compia quella determinata azione, qual è il suo scopo operativo e quindi anche il suo significato.

Il disegno istruisce le nostre azioni. I tempi impiegati dall’occhio per riconoscere un oggetto riprodotto in quattro differenti modi di rappresentazione (1) fotografia, 2) disegno ombreggiato, 3) disegno a contorno ricalcato con una linea fedele all’anatomia della mano, 4) disegno tipo fumetto) risultano, infatti, molto più brevi nel disegno tipo fumetto rispetto a quelli richiesti dall’osservazione della foto e del disegno ombreggiato, perché le linee di contorno arrotondate ed estremamente esemplificate richiedono un numero di fissazioni oculari inferiore a quello richiesto dalle altre immagini. Questo dimostra che in una rappresentazione visiva quanto più è alto il livello di economia dei suoi tratti, tanto più soddisfacente e immediato sarà il riconoscimento dell’oggetto riprodotto. Il disegno tipo fumetto, infatti, si basa sulla ridondanza di curve che si intersecano quasi sempre ad angolo retto, in modo cioè da fornire due informazioni contemporaneamente: quella della buona continuità della forma da un lato e quella di indice di profondità della interposizione dei piani dall’altro. In poche parole più l'immagine è sintetica e semplificata più velocemente verrà percepita. Da qui le forme tondeggianti dei cartoni animati per bambini, pensate alle famosissime fiabe Disney!






 
 
 

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